Pensieri e Riflessioni

Ed eccoci di nuovo

Doveva succedere ed è successo: il nuovo coronavirus ha iniziato a circolare in Italia.
Inutile cercare il paziente che lo ha portato perché sarebbe come cercare l’ago in un pagliaio… di notte!

Sono preoccupata? No, non per ora.
Sto osservando, con molta attenzione la situazione e la gestione dei vari aspetti da parte delle istituzioni e, a differenza di quello che la gente sta sbraitando in giro per i media, io mi rendo conto che come Paese Italia stiamo facendo le cose per bene.
Sicuramente ci sono stati e ci saranno errori, ma fanno parte del “pacchetto epidemia globale” e andranno accettati così come sono senza voler a tutti i costi fare la caccia alle streghe.
Ora come ora il vero problema sono gli italiani.
Schegge impazzite assalite dal panico, causato da una iper-esposizione mediatica, su cose che non sanno minimamente come funzionano, in balia della ben più pericolosa infodemia: l’epidemia di disinformazione.

Come successo le altre volte (influenza suina, SARS), uno dei problemi è dato dal fatto che questa infezione si sta sovrapponendo al normale lungo picco di diffusione della influenza stagionale e ciò ha sicuramente impedito di riconoscere sul nascere il primo malato perché si tratta pur sempre di una polmonite e le polmoniti in circolazione durante gli inverni sono il pane quotidiano di ogni ospedale e questa, seppur strana, non lo è poi così tanto.

Questo virus è molto contagiante, ma lo è solo perché le nostre difese immunitarie non lo hanno mai conosciuto, quindi chi ci entra in contatto è quasi certo che si ammalerà, ma prima di iniziare a stare male ci vogliono alcuni giorni e solo nelle ore precedenti alla comparsa della febbre sarà una persona veramente pericolosa, ma lui ancora non lo sa!

Non sono preoccupata, come dicevo, perché il mio isolamento domestico è a livello molto alto, quasi una quarantena militare! e per di più i miei genitori, grazie ai diversi inverni passati, nei quali non potevo essere vaccinata, hanno una ottima igiene e si sanificano bene ogni volta che tornano da fuori, quindi posso considerarmi più che protetta.

Ovviamente ci penso al “se succedesse” e vi dirò che mi stupisce la tranquillità e la fatalità con cui il pensiero arriva lì.
Da sempre infatti sono consapevole che i miei polmoni sono l’organo più delicato che ho, ancora più delicato e problematico del cuore, quindi questa nuova epidemia non mi sta dando più pensiero di una qualsiasi altra forma influenzale.

Osservo quello che accade a livello istituzionale e internazionale e sono compiaciuta e soddisfatta di quello che sento.
Meno contenta di quello che vedo accadere nella popolazione, ma mi rendo anche conto che i “tempi” sono molto cambiati rispetto alle precedenti epidemie e che sono sopraggiunti elementi nuovi nella vita delle persone e questi elementi nuovi aggiungono complessità al quadro generale di gestione dell’emergenza.
Mi riferisco all’uso dei social da parte di tutta la popolazione e alla scarsa preparazione scientifica di tutti i giornalisti. Non sto dando la colpa a nessuno, sto semplicemente dicendo che in questo momento storico, il casino che gli impreparati e gli urlatori sociali stanno facendo, potrebbe essere il punto di rottura della macchina organizzativa ottima (se non perfetta) che il mondo aveva messo in atto dopo le precedenti esperienze.
Per la prossima epidemia probabilmente riusciremo a gestire meglio anche questo aspetto. Per ora no ed è questo che mi preoccupa di più.

Ho solo una critica da fare e riguarda l’uso che si sta facendo dei tamponi. Si tratta di kit monouso e sono in numero limitato per ogni paese, quindi mi sembra stupido usarli indiscriminatamente e subito, su chi si trova in isolamento. Meglio sarebbe aspettare una settimana, farli intanto su chi si è ammalato, e solo dopo qualche giorno (e con molta selezione) farli su chi è ancora sano.

Anche perché, sapere in anticipo se una persona è contagiata, se già è in isolamento, non fornisce nessun vantaggio sulla cura o sulla guarigione.

Aggiornamento, 29 febbraio

Visto? Finalmente si sono resi conto che dare il test a destra e a manca solo per verificare se la gente si è contagiata è una grande sciocchezza. E ovviamente la cosa è non ben vista dalla comunità scientifica perché, come si suol dire, inficia il dato; lo rende cioè non più utile ai fini statistici.

Perché in Russia non hanno contagi? Perché non fanno il test di verifica a chi ha la polmonite o muore, dal momento che siamo ancora nel pieno dell’influenza stagionale classica annuale!

Pensieri e Riflessioni

Un problemino da mille milioni

Sono anni che mi frulla per la testa questo ipotetico problema di genetica e ogni volta che mi torna in mente mi chiedo se la scienza mi saprebbe rispondere. La cosa strana è che non ho mai avuto modo di sottoporlo a mia sorella, che forse, ora saprebbe pure rispondere!

È una specie di storiella: due gemelli omozigoti sposano due sorelle anch’esse omozigoti. Le due sorelle si trovano assieme a partorire e a causa dei cognomi identici l’infermiera che ha appena cambiato i bambini ha il dubbio di averli scambiati. La scienza sarebbe in grado di assegnare ciascun bambino alla famiglia giusta facendo analisi genetiche?

Nella mia ipotesi è ignoranza in materia dico che è possibile ma non è sicuro perché i genitori sebbene abbiano corredo genetico identico in teoria, potrebbero anche possedere piccolissime alterazioni. Queste alterazioni potrebbero essere state ereditate dal figlio, ma siccome i figli ereditano solo il 50% del corredo genetico da ciascun genitore, potrebbero possedere la parte di DNA non modificata.

Chissà se un giorno scoprirò se si può! Mi sa che me lo tengo in mente e vedo di intavolare il discorso quando vedrò mia sorella…

Cose di me · Pensieri e Riflessioni

Idee per una vita futura

Qualche giorno fa, in tv, hanno fatto vedere un gregge di pecore e la mamma ha commentato facendomi tornare in mente una delle mie pazze idee imprenditoriali che mai potrò mettere in atto, perché davvero pazze o perché molto complicate.

Questa è una di quelle che sono sia pazze sia complicate! E il fatto che nessuno ci abbia ancora pensato dovrebbe far pensare sia una cosa impossibile! Ma pensare non costa nulla, quindi …

Aprire una azienda di filati di lana…
Di lana di pecore nere, per essere precisi!

Cos’è tutto sto razzismo (anche) sulle pecore, nere?

Pensateci: calze, maglioni, giacche… che restano nero, che non sbiadiscono o non cambiano colore!
Toni di grigio diversi e immutabili se viene usata la lana di pecore con chiazze di due colori!

Io sono sicura che avrebbe mercato! E soprattutto sarebbe anche un vantaggio per gli allevatori che potrebbero guadagnare anche da lane non candide!
In più sarebbe ecologico perché non verrebbe più smaltita, ma soprattutto non verrebbe nemmeno colorata! È già nera!